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Il mio cuore bicilindrico

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Il mio cuore bicilindrico
Il mio cuore bicilindrico - Parte 2
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(Racconto vincitore del concorso indetto dalla rivista Bicilindrica nel 2004)


Mi chiamo Edoardo, sono nato nel 1973 in provincia di Siena, precisamente a Bettolle, paese immerso nella bellissima Val di Chiana dove vivo attualmente, immerso tra verdi e dolci colline.
Appena un anno dopo la mia nascita è entrata in famiglia una "sorellona" di color amaranto, con splendide e lucenti cromature, munita di una voce forte e decisa: si trattava di una meravigliosa Moto Guzzi V7 850 GT. Con quella moto i miei genitori hanno girato in lungo e in largo la nostra bell'Italia, dalla Sicilia alle Dolomiti, e sulla quale mio padre, già da piccolissimo mi portava in giro, a cavallo del tondo serbatoio o avvinghiato sul dietro della sella.
E' per questo che il suono del mitico bicilindrico, del suo dolce ticchettio proveniente da qui bei testoni rotondeggianti mi appare sempre così familiare ed avvolgente ogni volta che lo ascolto, dandomi il vero senso di appartenenza ad un universo (quello Guzzi) che ha davvero qualcosa di speciale.
Appena un pò cresciuto, (otto-dieci anni), insieme a mio padre abbiamo fatto alcuni viaggetti in sella alla "poderosa", tra i quali il più bello e memorabile rimane quello nelle dolomiti. Quattro giorni attraverso i passi di montagna più belli, dentro un paesaggio da sogno in sella quella cavalcatura d'acciaio e cromature che sfilava con aria superba davanti alle perfettissime cugine nipponiche, emanando quel fascino e grande personalità propria del V mandelliano.
Nato in una famiglia di motociclisti (in particolare mio nonno ha guidato la moto fino agli ultimi giorni della sua vita!), non potevo non crescere con la passione per le due ruote; ho iniziato a quattordici anni col "cinquantino", la passione ha preso il sopravvento e da allora non ho più abbandonato il "vizio". Quando sono arrivato all'età di diciotto anni, dopo aver avuto l'anno prima un grave incidente con la mia "Gilera Arizzona Hawk" 125, ho riflettuto sul da farsi: abbandonare la moto? Nonostante tutto, MAI! comprare un bel missile giapponese dai 300 all'ora? Mhà! E una bellissima ducati 750 ss che avevo adocchiato da tempo? Oppure... Una sera sono sceso in garage, ho tolto il telo coprimoto dalla V7 e l'ho guardata accuratamente. M'è subito venuta la voglia di rimetterla in moto visto che da diversi mesi stava lì sola e ferma. L'ho pulita, ho caricato la batteria, e quando ho premuto lo starter il rombo ha invaso il garage quasi perforandomi i timpani (lanfranconi aperte!!) ma facendomi sfiorare l'estasi. Il suo ballonzolio ed il borbottio sornione al minimo che diventava sempre più forte e possente ad ogni sgassata, il cambio a destra a bilancere, il comodo sellone (vi era stata messa la sella del california); sono salito e ho iniziato ad assaporare pian piano il gusto di viaggiare accompagnato dal mito e dalla passione "verace", qualcosa che va oltre il salire su una moto da utilizzare come mero mezzo di trasporto. Mi sono accorto di cavalcare un mezzo che, se pur spartano, tecnologicamente superato, portava in sè la vera essenza di quella che si può davvero chiamare "MOTO"!!

 

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Irresistibilmente attratto da quel meraviglioso mezzo, ho iniziato a viaggiarci insieme per ogni luogo: spostamenti quotidiani, Week-end al mare, vacanze in montagna (ripetendo lo stesso viaggio fatto con mio padre nelle dolomiti) domeniche in giro per i colli del chianti o del casentino con obbligate soste nei posti di ristoro (perchè la moto va bene ma anche il palato và curato!!) e poi tanti chilometri macinati insieme alla mia ragazza (ora moglie) fino ad una bellissima vacanza estiva nel '99 in giro per tutta la Sardegna: quindici giorni da Nord a Sud dell'isola in tenda e sacco a pelo. In ogni posto in cui appoggiavo la mia V7 era sempre la stessa storia: una vera capannella di persone ad ammirarla e a commentarne la sue particolare bellezza. Tornato da quella vacanza, mi accorgo che la Guzzi aveva iniziato ad accusare vistosi segni di stanchezza: La vernice screpolata, alcune cromature danneggiate, la molla di ritorno del cambio rotta, marmitte ormai quasi sfondate. Decido allora di farla passare dal "chirurgo plastico" e mi affido ad un meccanico della mia zona che ha lavorato per anni nel reparto corse Norton in Inghilterra, figlio d'arte di un meccanico fiorentino che, una volta rientrato in Italia si è dedicato al restauro di moto d'epoca.
Il lavoro non è stato da poco sia dal punto di vista economico (!!) , ma sopratutto per la ricerca di tutti i pezzi da sostituire o da integrare per farla tornare completamente originale. Ho contattato tutti gli inserzionisti dei vari giornali compro-vendo (in quell'occasione ho conosciuto Stefano Codeluppi il primo presidente del V7 Club Italia del quale sono entrato a far parte), insieme a mia moglie abbiamo battuto tutti i mercatini possibili da Imola a Rimini ad Arezzo, ho acquistato per corrispondenza tramite Stucchi di Mandello del Lario molti pezzi come le marmitte a sigaro, le maniglie cromate, ecc. Le scritte me le ha riprodotte un amico in serigrafia e a lavoro finito, dopo circa cinque mesi di tempo, il risultato è stato a dir poco esaltante! La Guzzi era tornata tale e quale come uscita dalla fabbrica, con il suo colore rosso amaranto bello brillante, le cromature scintillanti, il telaio lucido, il motore pulito e rimesso a nuovo. Che grande libidine!. Non restava che partire. Ci siamo organizzati caricando la moto a puntino e ci siamo diretti verso i laghi del nord per trascorrere le nostre vacanze estive. Mi sembrava un sogno. Con la Guzzi tutta nuova e con il suo bel suono, scivolavamo nel vento accompagnati dal suono avvolgente di quello scintillante motore. All'altezza di Barberino del Mugello (Fi) però, quel sogno si tramutò in incubo. La moto iniziò a fare dei forti rumori di battito in testa e poco dopo ci abbandona, proprio all'uscita del casello. Una copiosa perdita d'olio dallo sfiato mi dette subito cattivo presagio e, preso dallo sconforto, dopo svariati tentativi di rimetterla in moto, mi vidi costretto a chiamare mio padre che mi venne a recuperare con un furgone. La vacanza in moto tanto agognata finisce prima di iniziare, ma l'angoscia sale soprattutto perchè non sapevo o non volevo immaginare cosa poteva essere accaduto a quella creatura a cui avevo dedicato le cure più maniacali e che credevo impossibile si potesse fermare. Tra varie peripezie, riportammo la moto a casa ed andammo ugualmente a fare la nostra vacanza, non più in sella ma, purtroppo, a bordo della comune "quattro ruote" con un umore che toccava terra!! L'unica soddisfazione toltami (dal punto di vista motociclistico) fù la visita al museo e alla fabbrica Guzzi goduto da "privilegiato" in quanto, il giorno prima, conobbi un simpatico signore ex dipendente Guzzi nonchè custode del museo (il gentilissimo sig. Luigi Forni) incontrato per le strade di Mandello in sella al suo bellissimo V7 750 . Ci siamo messi a parlare delle disavventure di quel viaggio, della bellezza dei V7 e tra una chiacchiera ed un'altra ci ha offerto di effettuare una visita guidata all'interno del museo. Davvero una bella esperienza, che mi ha fatto capire maggiormente la grandezza del marchio e le tante innovazioni che negli anni passati fecero grandi queste moto. (una su tutte: avete presente il famoso "becco" di cui si fregia la BMW sulle sue GS? E' stato creato in casa Guzzi, realizzato da esperti battilamiera e montato su una V7 da corsa della fine anni 60!!).

 

 



 
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